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Grand Guignol è il nome
di un teatro parigino situato nel 9e arrondissement che, dalla
sua apertura nel 1897 fino alla chiusura avvenuta nel 1963,
si specializzò in spettacoli decisamente macabri e violenti.
Il nome deriva da un leone marionetta tradizionale, che faceva
satira politica. L'accostamento del metal e dei suoi vari sottogeneri
ai temi del fantastico e dell'orrorifico è un qualcosa
che sin dai natali dello stesso genere musicale va di pari passo
con esso. In questo caso specifico è la componente dotata
di maggiore teatralità, quella che ha sempre contraddistinto
Alice Cooper e più di recente i The Vision Bleak, a farla
da padrone.
Le Grand Guignol, band proveniente
dal Lussemburgo, mostra sin da subito, ovvero dall'intro Cirqvs,
di aver ben appreso la lezione delle bands citate, ed aggiunge
ben poco alla miscela sonora, in particolare a quella dei The
Vision Bleak, tanto da divenire dei veri e propri cloni della
band tedesca, eccezzion fatta per le vocals che invece vanno
a ripescare appieno dalla tradizione black. Lungo tutta la durata
dell'album ci si trova di fronte a brani ben strutturati nel
loro alternare parti di chitarra ora acustiche ora elettriche
(queste ultime restano forse troppo marginali e prive di mordente,
a causa anche di una produzione fin troppo smussata, che fa
risultare i suoni troppo morbidi) sulle quali si stagliano muri
di tastiera dalle tinte fosche. Di buona fattura invece la componente
teatrale in senso stretto, ovvero quella data dalle parti narrate
e dai tempi che sanno di marcette e cabaret. Ma la pecca maggiore
di questo lavoro resta l'originalità, The Great Maddening,
è un album dove il senso di déjà vu resta
impresso con maggior forza rispetto al buon lavoro operato dalla
band.
Un album senza infamia e senza
lode, che merita la sufficienza e che lascia intravedere delle
buone potenzialità ma che andrebbero sviluppate in maniera
maggiormente personale.
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